Proseguiamo la nostra passeggiata per i Butchart Gardens alla ricerca della bellezza “naturale” che questa ex cava di calcare mostra ai suoi visitatori. Dove eravamo rimasti? Sì, ora ricordo, ammiravamo la flora che cresce rigogliosa nell’ex cratere centrale. Si accede al belvedere, affollato di turisti asiatici ed europei, e si rimane a bocca aperta contemplando quella natura miracolosamente resuscitata dall’intrapprendente Mrs. Butchart oltre cent’anni fa. Da allora generazioni e generazioni di abili giardinieri si sono susseguiti nell’opera di ricoprire di verde e di mille colori ciò che un tempo era stato distrutto. E sullo sfondo le conifere maestuose creano una cornice idillica.
Smbra un giardino incantato. Non poteva mancare questa splendida casetta dalla quale osservare il panorama o ricordare i paesaggi incantati delle fiabe.
Sotto di noi una serie di fiori incorniciano l’aiuola centrale. E’ un’esplosione di colori che varia con le stagioni.
Nelle zone meno esposte al sole incontriamo felci lussureggianti e piante dall’aspetto vagamente preistorico, piante dalle foglie enormi, veramente extralarge, che immaginiamo potessero supplire ampliamente alla mancanza di vesti ai nostri predecessori. In Liguria era difficile immaginare con cosa si fossero coperti Adamo ed Eva, ma qui vedo che ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, facendo ovviamente attenzione che non ci siano delle spine. Ecco cosa cresce nel sottobosco.
Tra le piante si aggirano composizioni floreali che ricreano le sagome degli animali del bosco: ecco dei coniglietti mimetizzarsi tra le foglie.
Giungiamo al roseto dove scopro mille varietà provenienti da ogni angolo del pianeta, ma soprattutto dall’Inghilterra, dalla Germania e dagli Stati Uniti.
Peccato che i giardinieri dei Butchart non fossero stati a Nervi perché sicuramente anche lì avrebbero trovato delle magnifiche varietà da trapiantare nel roseto. Ho letto con attenzione tutte le targhette sperando di trovare una specie italiana, se non ligure, ma niente da fare.
Di italiano troviamo questo pozzo di artigianato fiorentino. E’ il pozzo dei desideri, a mio parere un po’ umile rispetto alle piante che lo circondano.
Anche la fontana collocata al centro di una zona ombreggiata è made in Italy.
Non mi impressiona più di tanto, forse perché mi vengono in mente le piazza romane con il loro tripudio di marmi e di statue e per non cedere al cinismo o alla nostalgia sposto lo sguardo verso altri orizzonti.
Giungo così al laghetto che ha soppiantato la parte più profonda della cava, là dove una serie di getti d’acqua creano forme cangianti dall’aspetto leggermente disneyano o fallico, a seconda del punto di vista.
Li fotografo comunque pensando che gli ideatori dei giardini con gli anni si siano spinti un po’ verso il kitch.
Ecco i risultati. Ma se nell’epoca barocca era “del poeta il fin la maraviglia”, gli ideatori dei giardini si impegnano a mantenere all’erta il visitatore, sorprendendolo con composizioni floreali di tutti i tipi e con varietà insolite di piante più conosciute, come questi enormi gigli che ammiriamo estasiati.
Se i grandi si dilettanto a scrutare le piante e i fiori, i più piccini rimarranno incantati dagli “animaletti” verdi sparsi per i giardini. Ecco qui una famigliola di elefantini che in perfetto stile British è pronta per il tea time!
Credo che sia anche una strategia commerciale per ricordare ai turisti che possono fare anche loro una sosta per rifocillarsi in un coffee shop o in un ristorante self-service. Noi cediamo alla tentazione di un cappuccino che aggiunge una nota amara a tanta bellezza. Insomma è una ciofeca, come direbbe Totò, per fortuna che ci distraiamo subito con altre vedute meravigliose.
Quando giungiamo al giardino giapponese siamo circondati dai sudditi della Merkel e non possiamo fare a meno di pensare che solo loro possono permettersi di viaggiare tanto mentre il resto dell’Europa è in ginocchio. Il verde non riesce a farmi scordare del tutto i problemi politici ed economici del vecchio mondo.
Lo sguardo spazia e finalmente da una siepe emerge l’azzurro del mare. Cosa ci sarà al di là di quel muro vegetale?
Lo scopriremo la prossima volta.