Un’oasi di pace

Se fossi un elfo, un folletto o una piccola creatura del bosco, credo che mi stabilirei qui, in una casetta ai lati di questo stagno, tra le felci e gli abeti che si riflettono in questo specchio d’acqua incantato.

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Se fossi una fatina, mi aggirerei da queste parti con la mia bacchetta magica per esaudire i desideri di tutti quelli che si siedono su questa panchina.

Se potessi esprimere un desiderio, vorrei conoscere i nomi di tutte le piante che crescono rigogliose intorno allo stagno.  E’ un tripudio di felci.

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Intorno a noi si stagliano questi meravigliosi alberi, pini, abeti o sequoie? So dirvi solo che sono altissimi.

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E poi poco oltre, ecco gli ultimi rododendri fioriti. All’inzio della primavera qui a Finnerty Gardens è un tripudio di colori, dal bianco al viola, passando per tutti i toni del rosa e dell’arancio. I miei preferiti sono quelli viola, che sono gli ultimi a sbocciare.

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Quelli bianchi ormai sono meno rigogliosi e in questi giorni risentono del caldo.

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Se guardo in giù, trovo tanti fiorellini bianchi, probabilmente sono specie indigene, chissà come si chiameranno e tra loro, solitario un bel fiore viola. Tutt’intorno ci danno il benvenuto mille sfumature di verde.

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Le abili mani dei giardinieri fanno convivere alberi e piante di ogni tipo. Dai sempreverdi agli aceri giapponesi con le loro foglioline stilizzate di un rosso acceso creano una splendida fantasia patchwork.

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Gli abbinamenti cromatici ci riservano magnifiche sorprese.

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Giriamo l’angolo e proseguiamo su questo sentierino alberato. I raggi del sole si filtrano fino a raggiungere la vegetazione del sottobosco.

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Dicono che ci siano centinaia di rododendri colorati, ecco quelli rosa

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Le azalee sono già fiorite, siamo arrivati troppo tardi, ma ci consoliamo con questi fiori rosa, circondati dalle felci che in questi giardini la fanno da padroni.

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Le piogge abbondanti e il clima mite creano l’habitat perfetto per loro.

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Stranamente, nonostante l’umidità e la pioggia non crescono i funghi. Marcovaldo sarebbe un po’ deluso, ma forse riuscirebbe ad immaginare altre avventure, magari inseguendo uno scoiattolo tra i rami degli alberi o di una farfalla tra questi fiori.

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Credo che sia una magnolia. Intorno tante altre piante, di cui forse un giorno imparerò il nome.

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Ritorno a Fisherman’s Wharf

Ricordate le variopinte case galleggianti di Fisherman’s Wharf? Ci eravamo stati ben tre anni fa. Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti e sulle banchine dei moli. Tre primavere dopo eccoci di nuovo in questo quartiere a girovagare tra le casette e i ristorantini, tutti rigorosamente galleggianti. E’ una tranquilla domenica di fine giugno. Manca meno di una settimana ad una data storica, i 150 anni del Canada e fervono i preparativi. IMG_20170625_163151.jpg

Anche qui si decorano le case con bandiere multicolore. Il Canada, paese orgoglioso del mosaico di identità che lo compongono, mostra tutte le sue diversità. E allora non solo bianco e rosso, ma tutti i colori dell’arcobaleno s’incontrano e convivono pacificamente. E’ una delle giornate più calde, il termometro ha sfiorato i 25 gradi sventolano le bandiere.IMG_20170625_164530

I turisti passeggiano incuriositi. C’é chi pensa di fare un’escursione per andare a vedere le balene, chi si ferma a fare due chiacchiere e chi si riposa un po’.

A qualcuno è venuto appetito e ha deciso di andare al ristorante: fish and chips o sushi?IMG_20170625_162802

Barb’s è un’istituzione da queste parti, ma per chi preferisce qualcosa di meno tradizionale, oltre alla cucina giapponese non poteva mancare quella messicana. Visto il sombrero?

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Per chi preferisce qualcosa di dolce, ecco caramelle e pop corn.

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Il negozietto è invitante con quei colori magnifici. Ricorda la casetta delle bambole. Qui è il regno della fantasia. Ogni anno la zona si rinnova, alcune casette galleggianti partono per altre destinazioni. Alcune vengono vendute, altre ristrutturate. I proprietari addobbano le facciate aggiungendo sempre nuovi particolari.

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E se non si può avere il giardino in una casa galleggiante, niente paura, si possono sempre coltivare alcune piantine. E se le farfalle vere non ci sono, allora arrivano quelle di ceramica.

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Anche questo è il Canada e come recita l’inno nazionale “We stand on guard for thee”

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Passeggiata in spiaggia

Era da un po’ che non si andava in spiaggia. Ci eravamo salutati con le atmosfere invernali evocate dal loden. Oggi finalmente si torna al mare, all’Ocean View Beach, nella penisola di Saanich. E’ stata una primavera molto capricciosa, ostinatamente fredda e cupa. Lunghe giornate di pioggia, cielo coperto, nuvoloni minacciosi ci hanno fatto compagnia fino a qualche giorno fa, ma alla fine si è imposta l’estate. Per quest’anno ho deciso di andare ad esplorare nuove spiagge, ed eccoci qui, di fronte all’oceano che separa il Canada dagli Stati Uniti. Ci danno il benvenuto una serie di isole ed isolette e sullo sfondo le magnifiche montagne dello stato di Washington. In lontananza si staglia il Mt. Baker, sempre innevato, meraviglioso con il suo manto di neve.

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Un airone, tranquillo e solitario, si gode lo spettacolo.  Oggi c’è bassa marea, il litorale si estende tra distese di alghe, creando delle pozze d’acqua, mentre la spiaggia si estende verso il mare e c’è chi decide di farsi una galoppata sulla battigia, là dove terra e mare si incontrano.

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Tra qualche ora il mare tornerà a farla da padrone, ma per ora ci regala una spiaggia petrosa, coperta di alghe e di ciottoli. Troviamo i resti dei granchi, le conchiglie, testimoni silenziosi di ecosistema complesso e mutante. La spiaggia si estende verso la riserva indiana.

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Giungiamo al confine, ci fermiamo davanti al territorio dei Tsawout, gli abitanti di questa zona che da tempo immemorabile vivono sull’isola. Il cartello ci ricorda che da questo punto in poi, la spiaggia e il mare sono protetti dall’accordo firmato dalle tribù indigene con il colonizzatore inglese James Douglas, personaggio cruciale nella storia dell’isola.

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Era il lontano 1852 quando si firmò l’accordo. Non ci sono reti metalliche a delineare la zona, solo un breve annuncio. Per rispetto nei confronti dei padroni di casa, torniamo indietro e la meraviglia del paesaggio ci lascia senza fiato. Mi sfilo le scarpe e metto i piedi in acqua. Non è neanche troppo fredda, peccato però che per fare il bagno ci voglia la muta. Ci accontentiamo di camminare, contemplando il paesaggio.

La spiaggia è incontaminata, non ci sono ombrelloni, ne sdraio. I tronchi d’albero caduti sulla sabbia si levigano al sole.

Cammina, cammina, inizia a venirci sete ed ecco che a poca distanza dalla spiaggia scoviamo un camioncino di street food. Contribuiamo all’economia locale con un Ginger Ale artigianale

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Accompagnato da un’insalata a chilometro zero

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Alla salute!