Leggere e rileggere

Calvino diceva che i classici sono quei libri che si “rileggono”. Si’, perche’ ci si vergogna di ammettere di non aver letto libri cosi’ importanti per cui ci si cela dietro a quel prefisso “ri” che ci mette al riparo dalle critiche che ci muoviamo gia’ da soli per la nostra ignoranza. Nonostante cio’, ci sono momenti in cui si rileggono libri il cui ricordo e’ da anni sepolto nella memoria. Credo che si debbano oltrepassare i quaranta per raggiungere un po’ di prospettiva storica e per tornare ad assaporare letture che ci hanno appassionato.  Con l’eta’ pero’ non solo si cambia, ma, in alcuni casi, si acquisiscono nuove conoscenze linguistiche per cui, se si e’ fortunati, ci si puo’ trovare a poter leggere i classici in lingua originale. Mi e’ successo con Oscar Wilde e con Borges e in entrambi i casi sono rimasta sorpresa dalla differenza di tono e di stile trovato nell’originale. E’ sopratttutto il Borges di Fruttero e Lucentini a riservare piu’ sorprese ad offrire un tono decisamente piu’ ammiccante rispetto all’originale. Si puo’ parlare di originale nel caso di Borges, autore di Pierre Menard? Mi fermo qui, ricordando la bellezza del nuovo incontro con un classico, con un libro che offre sempre nuove emozioni e non ci delude mai. In tempi di crisi, rileggiamo, apriamo le librerie e facciamo prendere aria a quei volumi dimenticati da tempo, loro ci accoglieranno a braccia, anzi a pagine aperte.